attualità cattolica

La Chiesa celebra ogni anno i grandi misteri dell'umana redenzione, dalla Messa vespertina del Giovedì nella Cena del Signore, fino ai Vespri della Domenica di Risurrezione. Questo spazio di tempo è ben chiamato il triduo del crocifisso, del sepolto e del risorto ed anche Triduo pasquale, perché con la sua celebrazione è reso presente e si compie il mistero della Pasqua, cioè il passaggio del Signore da questo mondo al Padre. Con la celebrazione di questo mistero la Chiesa attraverso i segni liturgici e sacramentali, si associa in intima comunione con Cristo suo Sposo.

Congregazione del Culto Divino

Il Triduo Pasquale

Il Triduo[1] pasquale è per i cristiani il tempo centrale dell'anno liturgico. Esso ha come punto di partenza il venerdì (e non il giovedì che ne è solo l'anticipazione sacramentale con la celebrazione vespertina) e termina con la celebrazione vespertina della domenica di Pasqua.

I misteri pasquali celebrati sono:

  • memoria della morte,
  • sepoltura-discesa agli inferi,
  • resurrezione.

In questi tre giorni ripercorriamo dunque il cammino di Gesù verso la croce per giungere, la domenica di Pasqua, alla celebrazione della la Sua Resurrezione.

Raffaello resurrezione

Celebrazioni

Le celebrazioni principali del Triduo sono:

  • i Vespri del Giovedì Santo e la celebrazione della Messa in Coena Domini;
  • la celebrazione della Passione del Signore del Venerdì Santo;
  • la Veglia Pasquale, celebrata la notte del Sabato Santo;
  • la celebrazione della Pasqua nella giornata di Domenica.

Caratteristica fondamentale delle celebrazioni del Triduo è il silenzio che accompagna l’inizio delle celebrazioni fino alla conclusione, e che le qualifica come un’unica solennità; infatti la messa «In Coena Domini» non termina con la tradizionale formula «ite missa est», cioè «la Messa è finita», ma con il silenzio. Nell’azione liturgica del venerdì non c’è il saluto iniziale col Segno della Croce e termina anch’essa in silenzio, senza il saluto finale. Infine, la solenne veglia del Sabato Santo comincia in silenzio e termina da ultimo con il saluto finale.

GIOVEDI' SANTO. MESSA VESPERTINA IN COENA DOMINI

La lavanda dei piedi e l’istituzione dell’eucarestia.

Anticamente, il Giovedì Santo era l'ultimo giorno di quaresima. Nel vi secolo fu introdotta la commemorazione della Cena del Signore e lentamente questa celebrazione andò acquistando sempre più importanza. La Messa «In Coena Domini» dà il via all’inizio del Triduo pasquale.

Le celebrazioni del Giovedì Santo iniziano con la Messa del Crisma, che si svolge al mattino e che riveste un’importanza notevole soprattutto per i sacerdoti che, durante questa celebrazione, rinnovano le promesse sacerdotali. Durante la funzione vengono anche benedetti gli oli santi.

Nel pomeriggio, con la Messa vespertina “nella Cena del Signore”, iniziano ufficialmente i riti del Triduo Pasquale. Durante questa liturgia si compie il tradizionale rito della “lavanda dei piedi“, e si fa memoria dell’ultima cena di Gesù con l’istituzione dell’eucaristia.

Terminata la Messa vespertina, c'è la spogliazione dell'altare e si porta con solennità il Sacramento all'altare della reposizione. Segue l'adorazione del Sacramento, che di norma si fa seguire fino mezzanotte. Dopo la mezzanotte l’adorazione dovrà essere non solenne perché la Chiesa ricorda il giorno della passione del Signore.

Alle celebrazioni liturgiche pasquali spesso si aggiunge il “giro dei sepolcri”, un evento legato alla devozione popolare. La tradizione vuole che le chiese da visitare siano di numero dispari: da un minimo di tre ad un massimo di sette. La diffusione di questa pratica non dovrebbe però oscurare il valore primario dell’azione liturgica. La Congregazione per il Culto divino nel suo documento per la Preparazione e celebrazione delle feste pasquali del 1988, a tal proposito stabilisce che «il tabernacolo o custodia non deve avere la forma di un sepolcro. Si eviti il termine stesso di «sepolcro»: infatti la cappella della reposizione viene allestita non per rappresentare «la sepoltura del Signore», ma per custodire il pane eucaristico per la comunione, che verrà distribuita il venerdì nella passione del Signore».

Meditazione: Iniziamo questo triduo pasquale, soffermandoci su alcune pagine di spiritualità di don Tonino Bello che esprimono bene il senso profondo del cristianesimo.
«Non avevo mai dato troppo peso a quella espressione pronunciata da Gesù dopo che ebbe finito di lavare i piedi ai discepoli: “Anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri”. Gli uni gli altri. A vicenda, cioè, scambievolmente. Questo vuol dire che la prima attenzione, non tanto in ordine di tempo quanto in ordine di logica, dobbiamo esprimerla all’interno della nostra Chiesa, servendo i fratelli e lasciandoci servire da loro. […] Spendersi per i poveri va bene. Abilitarsi come comunità cristiana a lavare i piedi di coloro che sono esclusi da ogni sistema di sicurezza e che sono emarginati da tutti i banchetti della vita, va meglio. Ma prima ancora dei marocchini, degli handicappati, dei barboni, degli oppressi, ci sono coloro che condividono con noi la casa, la mensa, il tempio, la Parola. Solo quando hanno asciugato le caviglie dei fratelli, le nostre mani potranno fare miracoli sui polpacci degli altri senza graffiarli. […] Perché se il marito smania di lavare i piedi ai tossici, la moglie si vanta di servire gli anziani e la figlia maggiore fa ferro e fuoco per andare nel Terzo Mondo come volontaria, ma poi tutti e tre non si guardano in faccia quando stanno in casa, la loro è soltanto una contro testimonianza penosa. Che danneggia perfino i destinatari di un servizio apparentemente così generoso. Ce n’è abbastanza perché la ripetizione rituale della lavanda dei piedi che, tra la commozione generale, celebreremo la sera del giovedì santo, ci metta nell’animo una voglia struggente di servizio, di accoglienza, e di pace.
Verso tutti. A partire dai più vicini. E ci mandi in crisi, più che mandarci in estasi. Perché, visto che siamo così lenti a convertirci, quella brocca è esposta al sacrilegio non meno della stessa eucaristia». (
don Tonino Bello, 19 marzo 1989).

VENERDÌ SANTO IN PASSIONE DOMINI

Il giorno santo della morte del Signore

Il Venerdì Santo si ricorda la crocifissione, morte e reposizione di Gesù. Per i cattolici questo è giorno di penitenza, di digiuno e di astinenza. Le celebrazioni liturgiche prevedono la liturgia della parola, l’adorazione della croce e la santa comunione; si svolge infine la Via Crucis. Unico elemento rituale in questo giorno è la croce. Il Venerdì Santo è il giorno della morte gloriosa del Cristo; gloriosa perché destinata all'esaltazione di Chi, sulla croce, è morto per ognuno di noi; gloriosa perché la morte non avrà l’ultima parola, la vita prevarrà su di essa.

Meditazione Venerdì di Passione! Ecco un altro spunto di riflessione di don Tonino Bello: «Coraggio! La tua croce, anche se durasse tutta la vita, è sempre “Collocazione provvisoria”. Anche il Vangelo ci invita a considerare la provvisorietà della croce. C'è una frase immensa che riassume la tragedia del creato al momento della morte di Cristo: "Da mezzogiorno alle tre si fece buio su tutta la terra". Forse è la frase più scura della Bibbia. Per me è una delle più luminose. Da mezzogiorno alle tre del pomeriggio. Solo allora è consentita la sosta sul Golgota! Al di fuori di quell'orario, c'è divieto assoluto di parcheggio. Dopo tre ore, ci sarà la rimozione forzata di tutte le croci. Una permanenza più lunga sarà considerata abusiva anche da Dio. Coraggio allora, fratello che soffri. C'è anche per te una deposizione dalla croce. C'è anche per te una pietà sovrumana».

SABATO SANTO

E' il riposo di Cristo nella tomba

Il Sabato Santo è un giorno “a-liturgico“, cioè privo di liturgie. Non si celebra messa, se non alla sera per la veglia pasquale. È il giorno del silenzio e della meditazione: si riflette sul mistero della permanenza del Signore nella tomba. ed è anche momento di attesa piena di speranza del giorno della vittoria di Cristo sulla morte.

Meditazione poche ore ci separano dal momento in cui potremo gioire della Resurrezione di Gesù;
di Colui che è NOSTRO DIO perché generato della stessa sostanza del Padre;
che è FIGLIO DI DIO e come tale ci indica la strada che conduce al Padre non più nella condizione di servi ma di figli;
che è il SALVATORE perché con la Sua resurrezione, ha sconfitto definitivamente la morte e ha donato anche a noi l’eternità.
L’augurio è che questa Pasqua possa far risorge nel cuore di ognuno di noi la consapevolezza dei meravigliosi doni ricevuti e dell’amore infinito di Dio.

VEGLIA PASQUALE NELLA NOTTE SANTA

“La madre di tutte le Veglie“.

Così Sant’Agostino definiva la solenne celebrazione più importante dell’anno liturgico, quella della Resurrezione del Signore.

vegliaLa veglia pasquale, celebrata la sera del Sabato Santo, ha quattro momenti liturgici particolari:

la celebrazione della luce, con la benedizione del fuoco, la benedizione del cero, la processione con il cero pasquale, l’annuncio della Pasqua;

la liturgia della Parola, con la proclamazione di nove letture bibliche, sette dall’Antico Testamento che rievocano la storia della salvezza e due dal Nuovo Testamento;

la liturgia battesimale, con le litanie dei santi, la benedizione dell’acqua, la celebrazione dei battesimi, il rinnovo delle promesse battesimali;

la liturgia eucaristica.

PASQUA IN RESURRECTIONE DOMINI

Il sepolcro vuoto

La lettura del Vangelo per la Messa nel giorno di Pasqua è tratta da Giovanni e fa riferimento al sepolcro vuoto. Cristo è risorto! Alleluia!

 


[1] TRIDUO à tre dies: tre momenti della salvezza operata da Cristo.

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