Suor Chiara Francesca di Gesù Agonizzante (Adelaide Di Mauro)

La figura di questa suora dei primi anni del Novecento evidenzia le caratteristiche di una donna fuori dal comune, animata e sostenuta da una fede incrollabile: neppure per un istante le diverse traversie hanno fatto recedere i suoi propositi o vacillare la sua fede, neanche di fronte alle ostilità di parte del clero.

P. Cultrera, il frate cappuccino che, dopo la morte di suor Chiara s’impegnò nella ricerca e nel recupero di testimonianze materiali sulla suora, ci permette di toccare con mano questa grande spiritualità:

 

croceI suoi crocifissi

P. Samuele Cultrera scrive:

«quando non aveva da fare, si occupava a fabbricare delle piccole croci, che volentieri distribuiva ed altamente raccomandava».

 

 

bendaLe bende

Le bende che le fasciavano le mani stigmatizzate e presentano ancora le tracce di sangue

 

cilicioIl cilicio

«Il cilicio era stato lavorato da lei stessa ad uncinetto con spago grosso e ruvido e  con dei chiodi a uncinetto. Nella parte superiore i chiodi formavano una forma di croce».

 

cuffiaLa cuffia con sangue

«Fu allora, che alzando gli occhi al cielo, vidi una luce, ed in mezzo ad essa m’apparve Suor Chiara. Fu un attimo, ed in quell’istante mi sentii sussurrare alla mente: “metti a tua figlia la mia cuffia macchiata di sangue”[…] Il miglioramento fu istantaneo.[…] Nel giro di pochi giorni si rimise del tutto, con grande stupore degli stessi medici curanti».

Questi oggetti sono solo alcune delle testimonianze materiali che ci  danno l’esatta dimensione della personalità di suor Chiara, una donna che ha attraversato con grande semplicità tutte le diverse fasi della sua vita; una vita segnata dalla sofferenza, ma sempre vissuta con gioia serafica.

Come viveva nella grotta

Ecco come si svolgevano le giornate di Adelaide quando visse nella grotta:

La mattina si alzava molto presto e, insieme alle compagne di fede, iniziava la meditazione e la recita del Rosario; al suono della campana della chiesa dei Cappuccini, si recavano insieme ad ascoltare la santa messa.

La sua alimentazione era molto limitata: la mattina beveva un po’ di caffè d’orzo, mentre a pranzo e a cena prendeva una piccola quantità di legumi e verdure; il mercoledì e il venerdì si asteneva da qualunque alimentazione.

La notte chiudeva la porta di entrata della grotta con una grossa pietra e si affidava alla protezione di Dio. Si coricava a terra, illuminando l’ambiente con un lumicino a petrolio; gli scorpioni e gli insetti attaccati alle pareti della grotta, non la spaventavano per nulla. Non appoggiava mai le spalle per far riposare il suo corpo e, a tale scopo, per qualche tempo indossò un cilicio irto di chiodi che si era cucito da sé.

Verso la mezzanotte svegliava le compagne per recitare l’ora santa, con la meditazione sull’Orologio della Passione e la recita della Coroncina al Sacro Cuore di Gesù e della Tredicina a Sant’Antonio di Padova.

Il sonno, così come il nutrimento, è fondamentale per la vita stessa, ma per questa Serva di Dio la contemplazione e la preghiera erano contemporaneamente riposo e nutrimento

 

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