attualità cattolica

La fede oggi

Preghiera e superstizione

Il rischio che la preghiera cammini di pari passo con la superstizione, non è poi così lontano da alcuni nostri comportamenti. La Chiesa ci mette in guardia sul pericolo di strumentalizzazione della preghiera. Lo ricorda anche il Catechismo della Chiesa Cattolica quando afferma che:

“Attribuire alla sola materialità delle preghiere o dei segni sacramentali la loro efficacia, prescindendo dalle disposizioni interiori che richiedono, è cadere nella superstizione” (CCC 2111).

superstizioneCadiamo in superstizione quando, per esempio, ci facciamo coinvolgere nelle “famose” catene di sant’Antonio[1]. Queste catene di preghiere sono da evitare perché ingannevoli e come tali “costringono” alla preghiera spesso con minaccia di disgrazie qualora si decida di interromperle: si comincia a pregare per timore e non per amore e questo non è nei progetti del Signore. La preghiera si deve adattare alla volontà di Dio e non viceversa. Non possiamo esercitare pressioni su Dio affinché realizzi i nostri desideri, semmai dobbiamo metterci nelle Sue mani, sperando nella Sua compassione e rimettendoci comunque alla Sua volontà, anche se essa non sempre sembra seguire una logica umana.

Altra forma di superstizione religiosa è l’uso improprio che a volte si fa delle immaginette dei santi quando queste vengono usate come talismani. Li conserviamo nelle nostre case a volte in modo scaramantico come se dipendesse da esse la nostra fortuna o disgrazia.

E quanti crocefissi vengono appesi nelle nostre auto o come capezzali senza che ad essi venga mai rivolta una preghiera?

rosarioAnche la coroncina del rosario viene spesso usata come se fosse un accessorio di abbigliamento: ragazze e ragazzi con la appendono al collo adornando magliette molto spesso aderenti e scollate. Non sempre chi indossa un rosario come collana lo fa per una mancanza di rispetto, ma è pur vero che non sempre si ha piena consapevolezza del potente strumento di preghiera che si sta indossando; sorvolando su quanti lo utilizzano senza conoscerne il significato o, peggio, come forma di blasfema provocazione, ricordiamo che utilizzare il rosario come semplice collanina pur volendo rappresentare l’appartenenza alla fede cattolica, può diventare una forma di superstizione: “tengo il rosario al collo e mi sento protetto da Gesù”. Eppure l’uomo di fede sa che Dio è sempre con noi, e ciononostante non riesce ad affidarsi completamente a Lui, non lasciamo che Egli alberghi davvero dentro di noi; pur nella consapevolezza che alcuni atteggiamenti derivano da forme di superstizione, spesso preferiamo “metterci al sicuro” continuando a riporre la fiducia in tante pratiche assurde.

Se avessimo piena consapevolezza della nostra fede sapremmo che Dio è sempre con noi e non ci abbandona mai se non siamo noi ad allontanarlo dalla nostra vita. Di cosa possiamo avere timore? Non esiste alcun oggetto materiale in grado di renderci forti ed immuni dal dolore o dalle difficoltà che spesso dobbiamo affrontare. Ciò che fa la differenza è la consapevolezza di non essere soli, perché amati da Dio Padre. E se anche i Suoi progetti non sono i nostri non deve abbandonarci mai la certezza che ciò che accade è sempre per un bene più grande.

 


[1] il termine deriva da una tradizione molto diffusa già dagli anni Cinquanta : si riceveva una lettera che iniziava con "Recita tre Ave Maria a Sant'Antonio" e proseguiva descrivendo le fortune capitate a chi l'aveva ricopiata e distribuita a parenti e amici e le disgrazie che avevano colpito chi invece ne aveva interrotto la diffusione.
Con l'arrivo di Internet le “nuove” catene di preghiera viaggiano molto più velocemente e, con la medesima velocità, si diffondono creando spesso confusione e false aspettative.

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