Il ruolo di madre

foto presente in S. CULTRERA, Un’abitatrice delle caverne. Suor Clara Francesca di Gesù AgonizzanteLa giovane Adelaide, costretta al matrimonio dai genitori, sposò Giuseppe Cortada e dalla loro unione, durata otto anni e mezzo, nacquero tre figli: Lucia che morì appena nata l’11 marzo 1911, Alfredo nato l’11 luglio 1913 e morto a Torino il 26 aprile 1945 e Maria nata il 15 marzo 1915 e deceduta dopo pochi mesi; dei tre, quindi, solo Alfredo seguirà le vicende della madre. Il rapporto col figlio Alfredo fu molto discusso perché da vedova Adelaide s’intrattenne con maggiore assiduità e intensità nei momenti di estasi mistica. Da quel momento ogni istante libero della sua giornata era trascorso nella preghiera. Il bambino, che aveva una grande devozione per la madre, sorprendendola spesso nei diversi atteggiamenti di preghiera e penitenza, diceva ai parenti: «Mamma mia è una santa: prega molto, tiene le mani giunte, gli occhi in alto».  La vocazione alla vita monacale e alla mortificazione spinse Adelaide a chiedere aiuto e conforto al suo confessore, p. Samuele Cultrera. Il frate cappuccino la indirizzò a Messina ed ella si trasferì con il piccolo Alfredo chiedendo ospitalità per il bambino presso l’orfanotrofio, diretto dal canonico Annibale Di Francia, e per lei presso l’Istituto del Divino Zelo, fondato anch’esso dal can. Di Francia. In questa scelta vi fu, probabilmente, il tentativo di assecondare la sua vocazione e poter, al contempo, rimanere vicina al figlio e prendersene cura. Ben presto però il bambino manifestò il suo disagio e Adelaide decise allora di riprenderlo con sé. Suor Gesualda Fiorentino che raccolse una sua confidenza scrisse: «La conobbi presso la signorina Vitale, sorella del nostro P. Vitale, e dimorando con lei, mi disse ch’era vedova e voleva farsi suora. Ma se lei ha quest’intenzione – le dissi – deve rinunciare al figlio. Io rinunzio al figlio – essa rispose – purché non si abbia a perdere e lo chiudano in un orfanotrofio». Fu allora che presumibilmente decise di dare il piccolo Alfredo in affidamento alla sorella Virginia e al cognato che non avevano ancora figli. Fu per lei una scelta sofferta ma l’unica strada che ritenne percorribile. Queste particolari vicende furono occasione più volte, da parte di chi le fu ostile, di critiche e condanne; nonostante tutto Adelaide rimase salda nell’intento di donarsi completamente a Dio e affermava: «ritroverò mio figlio nel Cuore di Gesù». L’ultimo incontro con Alfredo avvenne l’11 settembre del 1932, due giorni prima che ella morisse. Adelaide, divenuta già suora, a causa delle sue gravi condizioni di salute, aveva dato disposizione di non ammettere nessuno nella sua stanza. Alfredo si recò a far visita alla madre ma l’assistente non volle farlo entrare; il ragazzo allora, approfittando di una finestra socchiusa, riuscì a intrufolarsi nella camera della mamma: «La commozione fu sicuramente grande per entrambi e suor Chiara tra le lacrime gli disse: “Figlio mio, la tua mamma è la Madonna; chiamala che ti aiuta” e detto questo lo benedisse e lo congedò».

Adelaide amò profondamente il figlio pur nelle scelte radicali che attuò per vivere alla sequela di Dio. Si distaccò generosamente da lui imparando ad amarlo innanzitutto perché figlio di Dio prima che suo ed attuando così con pienezza l’insegnamento di Gesù

Mt 10,37

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