Suor Chiara Francesca di Gesù Agonizzante (Adelaide Di Mauro)

Spirito francescano

croce francescanaAdelaide prima di divenire suora, fu terziaria francescana presso la chiesa dell’Immacolata di Siracusa e, il 19 luglio 1920, fu nominata vice segretaria. Lo spirito francescano che sempre la distinse la spinse a conformare la sua vita a quella del poverello di Assisi. L’amica Lucia Cifali a tal proposito affermò: «[…] amava tanto la povertà ed insegnava a me di osservarla scrupolosamente. Difatti in quell’anno che stetti con lei conobbi la vera povertà, poiché lo eravamo poveri; e lei di questo tanto ne gioiva. Ricordava sempre il poverello San Francesco d’Assisi e voleva essere simile a lui».

Nonostante provenisse da una famiglia benestante (il padre era cancelliere presso il Tribunale di Siracusa), rinunciò a tutti i suoi averi per vivere alla sequela di Cristo: si privò dell’affetto della famiglia, rinunciò all’amore del figlio, dedicò la sua vita alla preghiera e alle opere di misericordia.

Lo spirito francescano in suor Chiara si concretizò anche nell'amore per gli animali. E' quanto emerge dal racconto di una suora delle Figlie del Divino Zelo: Suor Gesulmina non riusciva a sterminare un’infinità di formiche che invadevano la cucina. Un giorno si accorse che Adelaide collocava delle briciole di pane vicino al buco da dove uscivano le formichine; la suora lamentandosi si sentì rispondere: «Poverine! E non sono anch’esse creature del Signore che hanno diritto a vivere?» 

Fu impegnata nel sociale, anteponendo i poveri e i bisognosi a se stessa: in ognuno di essi ella vedeva l’immagine di Gesù sofferente, bisognoso di sollievo e conforto. I negozianti presso cui la Serva di Dio si recava per chiedere aiuto, «non volevano essere pagati sapendo ch’era per i poveri». I bisognosi, gli ammalati, gli indigenti, erano suoi figli adottivi. 

Lungo tutta la sua esistenza suor Chiara non ha mai smesso di donare e di donarsi per amore di Gesù. Eppure il suo stile di vita non fu facilmente compreso dalle autorità ecclesiali: il rifiuto del mondo, il digiuno, le privazioni, l’assidua preghiera e l’estasi mistica, furono solo alcune manifestazioni ascetiche di suor Chiara; ad esse si aggiungeva la scarsa igiene che la religiosa attuava su di sé in segno di mortificazione: dormiva a terra, si lavava con acqua sporca e non si pettinava mai i capelli; tutto ciò accrebbe un mormorio tra i siracusani affatto benevolo e queste voci contribuirono ad aumentare la diffidenza e l’ostilità del clero.

Riverberi di santità

Lucia Chiara Maria

Suor Chiara ebbe nel corso della sua vita, la visita e il conforto di alcuni santi; san Giacomo il Maggiore che, nel 1915, le fece firmare l’offerta di vittima e che tornò a farle visita altre volte comunicandola anche qualche giorno prima della morte. Altra visita celestiale avvenuta in varie occasioni fu quella di santa Cecilia che suor Chiara chiamava «mia sorellina» e con la quale spesso cantava accompagnandosi con l’armonio. Amico e protettore di suor Chiara fu anche sant’Antonio di Padova a cui la religiosa dedicava «la recita quotidiana della Tredicina». Altra devozione l’ebbe per san Gaetano Thiene probabilmente perché condivideva con lui il completo abbandono alla Provvidenza Desideriamo ora soffermarci su tre figure che ebbero un ruolo importante nella vita di questa Serva di Dio:

safe imageSuor Chiara ebbe una devozione speciale per la sua concittadina santa Lucia; Chiara e Lucia sono accomunate anche dalla somiglianza di significato del loro nome, quasi a voler essere entrambe luce e chiarezza nel momento del buio o dell’incertezza.

547451 429007430452543 417625309 nLa sua vita, inoltre, può essere messa in relazione con quella di san Pio da Pietralcina, per via di alcuni avvenimenti e personaggi ecclesiastici  incrociati nel loro cammino spirituale.

il-reliquiario-delle-lacrime-della-madonna-di-L-1Suor Chiara fu sempre accompagnata dall’amore della Madonna in tutta la sua avventura terrena, dall’infanzia agli ultimi istanti della sua vita; con lei, quand’era bambina, giocava a nascondersi tra i suoi lunghi capelli; a lei si rivolgeva quando, stremata dalle terribili sofferenze, sentiva di non riuscire più a sopportare tanto martirio: «“non mi fido più, Mammina mia!” – diceva alla Madonna. Ed ella visibilmente presente, con sorriso materno rispondeva: “Non fa niente!” e nello stesso tempo ponendole la mano sul petto, calmava i suoi dolori».

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